Le terre del Barolo

Devono esistere valide ragioni, ben al di là dei suoi effetti inebrianti, se il vino esercita un così potente influsso sugli esseri umani. Se il barolo, infatti, gode certamente dello status di grande vino, l’aura che lo circonda non può essere attribuita solamente al piacere che dà il suo colore rosso scuro, al suo gusto e al suo aroma.

Visitando l’interessante Museo del Vino, presso il Castello di Barolo, vicino ad Alba, in Piemonte, mi sono imbattuto nella suggestiva teoria che il vino sia il prodotto di potenti elementi della Natura: il Sole, la Luna, la Terra, le Stagioni.
Gli esseri umani, con la loro enorme ricchezza di conoscenza, di lavoro e di pazienza portano questo processo a compimento attraverso il Tempo.
La magia risiede nel forte legame degli Elementi naturali con il Tempo e con gli Esseri Umani.
Guidando attraverso le colline di Langa, con le loro coltivazioni perfettamente ordinate, mi sono reso conto della positiva interazione tra la Natura e gli Esseri umani: una vigna segue l’altra, le sue linee si mescolano con altre, a formare un meraviglioso disegno dai colori vivaci, nella calda luce autunnale.
Il re dei vini italiani viene prodotto in una manciata di paesi, in una ristretta zona attorno a Barolo.
Come il nebbiolo, ottenuto dalle stesse uve, il barolo deve la sua unicità alla qualità del terreno e alle tecniche di produzione, che vengono dalla Francia, introdotte attorno alla metà del XIX secolo. E’ un vino corposo, con una solida struttura e, per questa ragione, si mantiene per anni.
Gli amici che ho incontrato a Barolo domenica scorsa mi hanno raccontato la storia di una curiosa tradizione familiare: il padre di ogni bambino che nasce in quelle zone mette da parte alcune bottiglie di vino, prodotto dalle uve raccolte e imbottigliate in quell’anno.
Un prezioso regalo per la loro età adulta e un modo duraturo di augurare loro buona fortuna.