Scicli: La cavalcata di San Giuseppe

Il grande scrittore siracusano Elio Vittorini scrive di Scicli che è “forse la città più bella del mondo”. Altri grandi scrittori italiani l’hanno celebrata, tra cui Piovene, Brandi, Bufalino e Consolo. Ora è uno dei set principali della famosa serie televisiva Il Commissario Montalbano. Posta all’estremità meridionale della Sicilia, a una ventina di chilometri a sud di Ragusa, Scicli - il cui nome deriva forse dai Siculi, antica popolazione che abitava queste terre oltre 3000 anni fa - sorge a poca distanza dal mare, dalle spiagge di finissima sabbia dorata.

La città è circondata da colline, coperte di macchia mediterranea, al centro di tre canyon, scavati da altrettanti torrenti. In questa splendida cornice, ornata di chiese e palazzi barocchi, si svolge ogni anno, il sabato che precede la festa di San Giuseppe, verso il tramonto, la tradizionale Cavalcata di San Giuseppe, dalla piazza principale della città verso il sagrato della chiesa dedicata al Santo. Al suo passaggio vengono accesi i pagghiara, falò preparati con fasci di stoppie, che fanno brillare la notte. Poiché Scicli è stata per secoli sotto il dominio spagnolo, i falò mi hanno fatto pensare alle fallas de San Josè - falò di San Giuseppe - che bruciano, quella stessa notte, agli incroci delle vie di Valenza, in Spagna. Festa d’origine medioevale, retaggio dei drammi sacri e sicuramente collegata anche alla celebrazione pagana del risveglio della natura all’inizio della primavera e ai riti propiziatori di un buon raccolto, la Cavalcata di San Giuseppe prevede che ogni anno due abitanti di Scicli vestano i panni di San Giuseppe e della Madonna, nell’atto di fuggire in Egitto, in seguito all’editto di Erode. I cavalli che fanno parte della sacra rappresentazione sono addobbati con manti intessuti con violacciocche e gigli selvatici, su un’orditura di rami di palme. I disegni rappresentano immagini sacre. Sia i cavalieri che gli spettatori tengono accesi in mano i ciaccari, fasci di ampelodesmo, per illuminare la strada alla Sacra Famiglia. Prima di lasciare Scicli, non dimenticate di dedicare almeno un paio di giorni ai capolavori del barocco siciliano nel Vallo di Noto!